Hola Diego!



























Hola Diego!!

Tornò il giovedì 10 all’aeroporto internazionale di Ezeiza, con un ampio sorriso e con l’inoccultabile felicità di sapersi nuovamente nella sua culla. La lesione della sua caviglia sinistra già non lo fa più dipendere dalle stampelle per camminare, e da poco il timore iniziale di trasformarlo non più che nel ricordo di un cattivo momento. Vicino alle cose che chiede, delle sue radici, Diego Armando Maradona è venuto in Argentina a riposare. Semplicemente a respirare un’altra volta l’aria del suo quartiere, a ripercorrere le strade della sua infanzia, a nutrirsi della saggezza inimitabile della sua terra. Lasciò frasi, parole, confessioni che aiutano a comprendere questo momento della sua carriera e della sua vita..
Viene per riposare, soprattutto. Dal punto di vista spirituale, questi giorni in Argentina mi vanno ad aiutare molto, perché circondato dai miei amici e dalla mia famiglia, si va a fare più leggero il recupero. Inoltre, mi piacerebbe incontrami con il dottor Alfonsin, sono realmente contento per il cambio in democrazia del nostro paese.
Non voglio continuare a parlare della violenza del calcio in Spagna, già dissi abbastanza. Si permettono falli senza senso, e tutti i rivali mi colpiscono i piedi. M’immaginavo che le cose non fossero di colore rosa, però a volte uno si stanca di pensare che lo colpiscano tanto quanto di pensare nel giocare.
Con la mia lesione vissi momenti che mai prima avevo passato. Entrare in una sala chirurgica, per esempio. Mai ero stato in una situazione così, solamente una volta, quando ero bambino, mi avevano tenuto per bendarmi, però poi mai più. Per questo che mi rifugiai molto in Dio. Pregai, pregai con tutte le mie forze in un momento tanto difficile. E Dio mi aiutò.
Il recupero va molto più rapido di quello che i medici speravano. Se fosse per me, ritorno al 30 di novembre, però devo vedere quello che decidono loro. Sono 15 giorni che cammino, tutto funziona. Se gli porto rancore a Goicoechea per la lesione che mi provocò? No, non tengo rancore, però non ho dubbi che aveva l’intenzione di ferirmi. Un giocatore esperto come lui, di quasi cento chili di peso, deve sapere che lanciandosi nel modo che fece, non può che rompermi. Inoltre, la partita stava già definita a favore del Barcellona e il colpo fu a 70 metri dalla porta. Però questo già lo dimenticai, allora aspetto l’opinione dei medici per tornare quanto prima.
E precisamente quest’opinione medica è quella che risultò in contro versione rispetto al trattamento seguito da Diego. I giornali spagnoli fecero eco di un supposto scontro fra il dottor Rafael Gonzalez Adrio, capo del reparto traumatologia del Barcellona, e il dottor Ruben Oliva. La differenza di criteri fra i due ambiti professionali si esprime nel modo seguente: mentre il dottor Gonzalez Adrio indicò a Maradona di non appoggiare il piede in forma totale fino a dopo due mesi dall’intervento, il dottor Oliva lo autorizzò a farlo dal 30 di ottobre, giorno nel quale Diego compiva 23 anni, e quando erano solo passate cinque settimane dall’incidente.
Non c’è scontro con Oliva, specifica il dottor Gonzalez Adrio. Solo che io non condivido la sua opinione. In tutti i casi, quello che c’è stata è una discussione medica. Le mie indicazioni erano che Diego camminasse con stampelle, e appoggiando il piede il meno possibile durante le prime sei settimane. E che solo recentemente dopo che fossero passati due mesi di appoggiare il piede completamente, è dire, che camminasse in forma normale. Penso che è un rischio non necessario modificare la cosa, può per più che acceleri la cosa, è difficile che Diego possa stare in un campo prima della metà di febbraio. Le mie raccomandazioni non sono personali sino a che indica la medicina classica per il recupero di lesioni tanto gravi come quella di Diego.
La commissione direttiva del Barcellona non si oppone all’intervento del dottor Oliva. D’altra parte, non ebbi altra opinione. Oliva o niente, dissero Jorge Cyterspiller e Maradona. Il dottor Carlos Bestit, capo dei servizi medici del club, non visita il numero 10 dal giorno dell’operazione, 25 di settembre, per essere contrario alla forma della riabilitazione.
Fino alla fine di dicembre va a poter ricominciare il lavoro sul campo, assicura il dottor Oliva. Il suo ritorno alle competizioni va a dipendere dall’evoluzione successiva. Noi non stiamo pressando nel farlo camminare, perché questo per Diego tiene un enorme vantaggio dal punto di vista psicologico. Tuttavia, già abbiamo guadagnato tre settimane rispetto al piano iniziale di riabilitazione, che oscillava fra le quattro e i sei mesi per tornare a giocare.
Rispetto alle diverse opinioni, e dei pronostici, Diego Armando Maradona sta nuovamente fra noi. Alimentandosi di affetti nella terra che lo lanciò sopra la vetta del mondo.

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