Da El Grafico a cura di Bruno Passarelli
Qualunque argentino, e meglio se mattiniero e tifoso di calcio, che si posizioni una domenica ben presto nell’aeroporto milanese di Linate, lo riconoscerà immediatamente; questo uomo di 60 anni, dai movimenti nervosi e sempre sorridente, che parla un perfetto italiano e che mai gli scappa un rimprovero agli impiegati che fanno il check – in , è il dottore Ruben Dario Oliva, medico della selezione argentina di calcio nei Mondiali 1978 e 1982, intimo amico di Cesar Luis Menotti in quelle due esperienze e oggi, come ieri e prima di ieri, uno dei medici sportivi più prestigiosi ed ascoltati in Italia.
Questa presenza del dottor Oliva le domeniche al mattino presto in Linate corrispondono ad un obiettivo concreto: imbarcarsi sul volo AZ 358 dell’Alitalia che in meno di due ore lo porta da Milano a Barcellona. E quando il DC9 tocca terra, una volta effettuato il controllo dei passaporti, il primo che incontra è Jorge Cyterszpiler, che lo accompagna rapidamente all’automobile che lo sta aspettando. Mezz’ora dopo, Oliva sta con Diego Maradona. Gli controlla la lesione, gli cambia la benda di contenimento che contiene la caviglia ferita, scambia parole con il giocatore e la sua fidanzata Claudia, lascia cadere una e l’altra parola di stimolo. Così durante alcune ore, mischiate con il risultato della partita che questa domenica sta giocando il Barcellona, è arrivato il momento di tornare all’aeroporto.
E quando già in Milano è notte, il dottor Oliva sta un’altra volta in casa sua. Vede per televisione La domenica sportiva, con le sintesi del campionato italiano, parla un poco con i suoi familiari e dopo se ne va a dormire.
Perché il giorno seguente, come da quasi 15 anni, lo aspetta il suo consultorio di Piazzale Loreto per il quale sono passati in questi tre lustri i più importanti giocatori che sono nel campionato italiano, che hanno cercato la sua attenzione medica in caso di necessità. Non per nulla di tanto intanto l’emissario porta una carta di ringraziamento, una testimonianza di affetto, come il telegramma del club della Triestina, riconoscendogli il suo apporto per la recente promozione in serie B. E non per nulla, fra i giocatori, quando vanno a Milano per farsi visitare un menisco avariato o un muscolo capriccioso, dicono: Vado dal mostro della Lombardia.
Dal sabato 24 settembre nel quale il calcione omicida del basco Andoni Goicoechea mandò alla sala operatoria della clinica Asepeyo di Barcellona Maradona, il dottor Oliva si incaricò di assistere e controllare il processo di recupero del giocatore argentino. Per questo motivo ci sono viaggi settimanali presso la città spagnola: Oliva vuole supervisionare personalmente questa riabilitazione, e Diego segue rispettando gelosamente le sue istruzioni. Lasciando da parte l’attenzione dei suoi pazienti , che quotidianamente dalle 17 alle 19 riempiono la sala d’attesa, il dottor Oliva accettò di parlare con EL GRAFICO. Lo fece con gusto e con la sua abituale cordialità.
Dottore: in Argentina si è scritto che per accelerare il recupero di Maradona si sta utilizzando una benda elastica che si fabbrica solo negli USA e che permette al muscolo una più rapida riabilitazione, senza i problemi che produce il gesso . inoltre, sarebbe una benda speciale che lascia circolare l’aria nel piede, impedendo che il muscolo si atrofizzi. Che cosa c’è di certo in questo?
Guarda, l’importante nella scienza medica è mettere tutto da parte quello che è fantasia e rimettersi solo a quello che è serio e scientifico. Quando operarono Diego, io stavo in Austria, di modo che non potei assistere all’intervento che gli fece con esito il dottor Rafael Gonzalez Adrio sulla base della diagnosi di “rottura del legamento deltoideo, rottura della sindesmosi e frattura obliqua del perone” della caviglia sinistra. Tornai a Barcellona un poco dopo a richiesta di Maradona e Cyterszpiller e mantenni un profondo scambio di idee con il dottor Gonzalez Adrio. Qui gli proposi un piano di riabilitazione che prevedeva la diminuzione di questo processo dai sei mesi calcolati inizialmente a tre mesi. Fu accettato e messo in marcia. Io direi che i piani previsti si stanno compiendo quasi alla perfezione.
Quale è la situazione attuale di Maradona?
Come è risaputo, già sta a casa sua. Però l’importante è che sta senza gesso e che si muove dentro di essa con le stampelle. Quasi impensabile un mese fa, quando si produsse la lesione…
Merito della benda nordamericana
Però quale benda nordamericana che divisa in otto quarti! Io porto sempre con me una benda di contenimento per le distorsioni della caviglia che , applicata nel piede di Diego, sta dando risultati che sono un esito fenomenale. È una benda speciale, in tela adesiva, che permette che non si atrofizzino i muscoli e che il giocatore diminuisca il tempo per il quale deve portare il gesso. Nel caso di Diego abbiamo guadagnato tre settimane. E questo è fondamentale.
Quando pensa che Maradona potrà tornare a giocare?
Da qui bisogna partire da una speranza: che non sopraggiunga nessuna complicazione non sperata. Il suo stato generale è ottimo e l’evoluzione segue favorevolmente. Il piano iniziale era un idea di rientro fra le quattro e sei mesi per tornare a giocare. Da questa previsione già abbiamo guadagnato tre settimane in meno di gesso. Credo che il quadro medico non possa essere più rallentato.
Ossia che i piani possano accorciarsi ancora di più?
È avventato dirlo, però se tutto continua così già in tre mesi è probabile che Diego stia in condizioni di ritornare con attenzione all’attività.
È contento Menotti per questa positiva evoluzione?
Non lo so, a Menotti non l’ho visto né ci ho parlato da quando si è messo in Barcellona.
Non vi incontraste mai in questi viaggi settimanali che voi avete fatto fino a Barcellona?
No, quello che succede è che solo io posso viaggiare nei fine settimana e Menotti sta sempre in ritiro o in viaggio con la squadra quando gioca fuori casa. A me mi aspetta Cyterszpiler e mi porta alla casa di Diego, così come prima mi portava alla clinica. A me mi ha consultato la famiglia Maradona….
Però fra di voi e Menotti non c’è un’amicizia che trascende l’aspetto professionale? In Argentina si commentò che voi vi siete allontanato da Menotti dopo il Mondiale, in disaccordo con la conduzione della Selezione..
In Argentina possono commentare quello che vogliono . nella selezione ognuno teneva responsabilità ben precise. Io compivo con tutta serietà e con tutto il rigore. Si figuri che i due presidenti della AFA dei due Mondiali del 1978 e del 1982, Cantillo e Grondona, si complimentarono per l’informativo che presentai e dissero che avevamo fatto bene. Fu per me un’enorme soddisfazione personale.
Qual è la sua opinione circa le polemiche che seguirono la disputa del Mondiale di Spagna?
Scriva ben chiaro che il dottor Oliva non appartenne né appartiene a nessun gruppo né a nessuna frazione. E che il dottor Oliva non è né Poncini ne questa gente che vive mediante Menotti. Io lasciai in due occasioni il mio consultorio in Milano ed i miei pazienti per compire come io credevo un dovere ed un compromesso con il mio paese. Terminati entrambi i Mondiali tornai alle mie obbligazioni personali giornaliere. Comunque non tengo niente a che vedere con quello che posso aver passato dopo la Spagna.
Questo processo del quale voi foste protagonisti, lasciò cose positive?
Si ricordi, uno dei miei sogni era approfittare di quel momento, felice del calcio argentino nel 78 per pensare a quello che la AFA creasse in Argentina un complesso sportivo come quello di Coverciano qui in Italia, con tutto i privilegi e le comodità, incluso dal punto di vista medico. Era un progetto mio che fu approvato quattro anni prima dall’autorità della Associazione del calcio argentino, dopo la partita fra l’Argentina e il resto del mondo nel giugno del 79. Però è passato il tempo e tuttora , secondo le mie informazioni, non si è comprato il terreno per la sua installazione, anche senza maggiori certezze circa il futuro. O, per lo meno, io non le conosco. È una compassione che quell’opportunità si sia rovinata così.
Non sentì tristezza per l’epilogo di quell’esperienza?
È chiaro, fu triste non poter conservare il titolo in Spagna e aver visto culminare in questa forma quel ciclo trionfale. Però, le ripeto, da quel punto di vista personale e professionale sono tranquillo, posso dire alla coscienza con il mio dovere. I miei giudici sono i giocatori. E , come nel 1978, io restituii ai clubs 22 giocatori perfettamente abili per continuare a giocare a calcio.

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