Lo chiamano il Manosanta

Lo chiamano il Manosanta

Molto si è detto e si dirà riguardo alla medicina sportiva. Lamentarsi, lamentarsi grandemente, che sempre si parli e molte poche volte nel nostro paese, se la dimensione come realmente si fa mancare.
Per questo conversare con il dottor Ruben Dario Oliva (51 anni, nato in San Justo, Santa Fè), medico argentino, che sta realizzando in Milano, Italia, molto di quello che ha fatto in Argentina, vale la pena.
Chi va in Europa e torna dicendo che i calciatori di là superano i nostri perché sono atleti, mente. L’atleta ed il calciatore tengono molto poco a vedere con quello. Per arrivare ad essere calciatori non c’è bisogno di un atleta, se non di un individuo sano, con condizioni naturali per giocare per giocare al calcio. Psicologicamente, lo sport non va all’uomo, per temperamento, per affinità. La grande differenza con gli europei si radicano quello che, allo sportivo e al non sportivo, lo si guida con attenzione da bambino…e qui lo Stato prende contatto per la prima volta con l’individuo nelle visite per il servizio militare. Per questo in Europa si pagano milioni di lire per il trasferimento di bambini. Il Varese, per esempio, club ne quale ho lavorato come medico, compra i bambini dell’oratorio di 10 anni per 10 milioni di lire, 300 milioni di pesetas in moneta nazionale, per formare i suoi vivai. Questi tengono la sicurezza che il bambino sia sano, forte, pronto. Nel nostro paese, in cambio, il calciatore di divisione inferiore vive e si alimenta con panini al prosciutto e formaggio e pizza..e vive in pensioncine.
Nel ministero della salute pubblica devono dormire varie miei progetti da quando partecipai nell’elaborazione della legge dello sport. In Republiquetas, in calle Republiquetas, lasciarono i cimeli dell’istituto di medicina dello sport, ed io, da Milano, sogno che questo prosegua lentamente. In questo istituto dovrà entrare la totalità delle nostre necessità: lo sport popolare ricreativo che qui praticamente s’ignora; l’amatore organizzato e il professionista organizzato, prima il calcio. In Italia, lo sport di massa, popolare e ricreativo è una cosa seria, controllata, organizzata.. un esempio: la maratona, una competizione di corsa, promuove l’intervento di migliaia di persone, fra gli sportivi totali, non frequenti, e portieri, impiegati, medici e commercianti, che si preparano specialmente.
L’istituto di medicina dello sport, tenderà a diventare un centro d’investigazione serio, con vicinanza alla realtà nazionale. Da 15 anni tuttavia, andavamo con il test di Howard . salire e scendere da una panchina, e lavoravamo con tavole di efficienza medica tratte dagli Stati Uniti nel 1939, dico 1939!! Non c’era nessuna applicazione reale alla vita dei nostri bambini di Catamarca o della Terra de Fuoco, per citare poli opposti. È che c’è bisogno di preparatori fisici che , sebbene di fama conosciuta, tengano verità di estrazione calcistica e conoscono il tema a fondo, per applicare concetti positivi… a quelli che ne hanno bisogno. Ricordo che in un’occasione, Ernesto Duchini parlò dei riflessi e del giocatore che sa vincere questo decimo di secondo sapendo che va la palla prima di riceverla. È che Duchini, senza essere medico, né kinesiologo, né preparatore fisico, diede una lezione di neurofisiologia applicata, dove i riflessi s’incontrano molto bene appoggiati e i benefici stanno alla vista.
Il mio non è un capriccio. È il frutto di tutta la mia esperienza. È la realtà che vivo in Milano, e in qualche altra città dell’Europa che visito. È l’esperienza vissuta che mi trasmettono i pazienti, sportivi pazienti, calciatori nella gran parte, che vivono in città fuori dall’Italia. Per questo chiedo per la mia Argentina un Istituto di Medicina dello Sport. È cosa improrogabile. Lo tengono tutti i paesi organizzati nello sport. Però attenzione, che questo istituto non è sinonimo di un centro assistenziale per aspettare giocatori infortunati. La concezione della medicina sportiva deve essere 70% orientativa e 30% assistenziale. Inoltre chiedo che il mio paese tenga medici sportivi, che ricevano non meno di 5 anni di studio e che tengano solide conoscenze di patologia e fisiologia, è dire, medicina propriamente detta, no opportunismo, turismo ed improvvisazione , per accompagnare le squadre e presto le selezioni. Non si deve dimenticare che in medicina dello sport, entro tutta la gamma di problemi medici, per quanto si studia l’uomo in azione. Non si deve dimenticare il nostro Mundial 78. Aspettai molto per parlare con il dottor Oliva, di passaggio a Buenos Aires per condividere con una delle sue figlie l’arrivo di due gemelli. Ci lasciò il sapore amaro che noi lasciamo tutti gli specialisti argentini che emigrano perché nella nostra benedetta Argentina non ci sono luoghi ne apparenti possibilità di lasciare tutto ciò che sanno. Ci lascia per raccontare altro.
Il dottor Oliva ebbe una borsa di studio nel 1968 da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per perfezionarsi in Italia; prese i titoli di dottore in Medicina e Chirurgia (convalidato prima nell’Università di Milano), di specialista in medicina dello sport e di specialista in ortopedia e traumatologia, diede lezioni per laureati nell’istituto di medicina dello sport e nella scuola di medicina dello sport in Milano; realizza la sua carriera professionale nella clinica ortopedica del medesimo istituto, dove arrivano calciatori della gran parte delle squadre d’Italia, alcuni dei quali, è vero, fanno a volte 120 km, come quelli di Reggio Calabria, per consultarlo. Il suo recupero più famoso in tutta Europa, lo fece nei confronti di Domenghini, un ex internazionale scartato per il calcio, per una tendinopatia per tutti incurabile. Visitando il dottor Oliva, Domenghini, il cavallo matto del calcio italiano, non solo gioca con i suoi 34 anni ancora, sennonché è stato contrattato, niente di meno, che dall’Inter… Lo chiamano il “Manosanta”.
Da Goles del 14.09.1976

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