La aplicacion del frio como terapia
























Da Clarin del 18.06.1987 a cura di Ruben Dario Oliva


L’applicazione del freddo come terapia

Da molti anni viene applicata con esito positivo la tecnica della crioterapia (applicazione del freddo) nei casi di infiammazione non infettive sia dell’ordine traumatico o no. C’è un’infinità di sportivi curati da me che possono dare ragione a questa teoria. E questo della terapia del freddo è un grande capitolo che nessuno ha considerato né compreso dovutamente. Tutto parte dal processo di infiammazione. E questo è un aspetto che si studia nella facoltà di Medicina e che è caratterizzato per quattro parametri fondamentali che sono il dolore, il tumore, calore e rossore (quaterna di Celso). Il primo è ovvio e si salta la descrizione; fuori dalla cerchia medica si dice tumore all’edema; il calore è facile da individuare nella zona infiammata, è come una specie di febbre locale (ipertermia); e rossore significa una congestione della zona, quando si pone rossiccia e predomina il colore rosato.
Per combattere le infiammazioni si mette nella mente al medico che la cosa consigliabile è l’applicazione del calore. E questo è un concetto valido per i casi di infiammazioni infettive. Di cui l’esempio più comune è il foruncolo. Con il calore si circoscrive il fuoco infiammatorio, matura il foruncolo, come dicevano gli antichi e i moderni medici, e da li si estrae, una volta maturo, con il fuoco purulento duro.
Questo è un esempio che pare invadere la mente del medico quando di infiammazione si tratta, senza fare le differenze vitali entro le quali è di carattere infettivo, come può essere l’origine per una ferita che sia infetta, o di origine traumatica.
Però la chiave sta nel tenere molto in conto il caso delle infiammazioni non infettive. Come per esempio l’infiammazione di ordine reumatico, per la quale, per tradizione, si ha applicato la medesima tecnica terapeutica incorrendo in un grosso errore.
Non si fece eccessivo anni fa, per queste affezioni si fece un passo avanti, quando alcuni introdussero l’applicazione del freddo per lo meno nelle prime 48 ore. Prima si mette freddo e poi calore.
Per i trattamenti di calore si applicarono tutti i tipi di elementi; il panno caldo, con la lampada di alcol e dopo con lampade elettriche, cosa tipica che si faceva anni fa negli spogliatoi di calcio; le compresse calde, le sanguisughe; in Italia si usava la fangoterapia, la sabbia calda e l’evoluzione degli strumenti che portano calore svoltò nella coperta di tela termica, lampade elettriche, raggi infrarossi, lampade di onde corte, ultrasuoni, radarterapia, laser e magnetoterapia negli ultimi tempi. Tutti producono nel fondo di congestione e calore, controindicata per il dolore traumatico.
Io fui uno di quelli che combatté la tecnica delle 48 ore di ghiaccio e poi di calore, perché questo calore ritarda tutta l’evoluzione effettiva all’inizio. Se in un incendio una brace cade incendiata e poi gli si mette nafta, intanto è così sicuro che rinascono le fiamme.
Come gli spiego ai pazienti la cosa controproducente che può essere utilizzare una tecnica sbagliata? L’esempio che uso è molto semplice. Le dico che il fare calore nella zona colpita è lo stesso che in un incidente d’auto due poliziotti cercano di soccorrere un ferito e la gente si ferma per la curiosità, rendendo difficile le pratiche sanitarie, obbligando a chiedere alla gente di circolare per poter aiutare l’infermo. Questa gente che arriva al luogo dell’incidente equivale a quello che in un trauma, uno fa affluire il sangue con il caldo, che produce vasodilatazione. Questo, ovviamente, non aiuta al fuoco traumatico.
Parliamo degli effetti negativi del caldo nell’infiammazione non infettiva, però quali sono i benefici del freddo? Produce una diminuzione immediata nel metabolismo della zona colpita. Ritornando all’esempio del incidente di transito, evita il concorso dei curiosi che disturbano l’attenzione verso il ferito.
Ed i trattamenti con ghiaccio in molti casi devono essere di lunga durata, per settimane, in forma continuata prima e poi alternata. Cerco con quello di calmare la permeabilità delle membrane, diminuire il metabolismo locale. Il freddo compie funzioni anticongestive e anestetizzanti. Quando in una lombo sciatalgia si comincia con l’applicazione del calore, che in principio produce un sollievo, dopo c’è da attenersi alle conseguenze del ritorno di questo dolore, perché questo tipo di terapia aumenta la degenerazione del disco invertebrale e provoca con crepe l’apparizione dell’ernia del disco. Per questo c’è da stare attenti nella scelta della terapia da seguire, tenendo in conto che una tecnica incompresa può condurre ad alterazioni di insospettata ampiezza.

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