El medico personal de Maradona

Il medico personale di Maradona

Si Diego Armando Maradona, oggi il migliore calciatore del mondo, se potrà giocare il mondiale in Messico al massimo livello del suo rendimento fisico, lo deve , in parte, in maniera speciale, a un medico che si occupò di lui tanto in Argentina come a Barcellona e adesso in Italia,, e che, grazie ai suoi consigli, gli evitò di soffrire, un anno fa, un intervento chirurgico che inevitabilmente avrebbe compromesso la partecipazione del giocatore nel mondiale messicano, dal quale arrivò il trionfo della squadra argentina.
Ci riferiamo al professore Ruben Dario Oliva, noto traumatologo argentino (fu medico, tra l’altro, della nazionale argentina nei mondiali del 1978 e del 1982), medico sportivo e scientifico di fama internazionale, da anni residente in Italia.
“Atleta di laboratorio”
L’incontro con il professore Oliva, il quale lo conosciamo da anni, ebbe luogo in Buenos Aires recentemente, durante le feste di fine anno.
Si può continuare facendo sport dopo i 40 anni? Gli chiedemmo fra le altre cose.
Senza dubbio. La longevità è un fatto ereditario che ovviamente non si incontra in farmacia. Il medesimo discorso vale per le condizioni fisiche di ciascun individuo. Basta pensare che alcuni cosmonauti sono scelti con età fra i 40 e i 50 anni.
Esiste o no il cosiddetto atleta di laboratorio?
L’idea di aiutare gli atleti è tanto antica come la conoscenza stessa. Oggi i metodi scientifici di allenamento e gli strumenti per misurare e mantenere sotto controllo lo sforzo degli atleti non tiene praticamente limite. Furono messi a punto apparati e metodi di analisi biofisiologico e psicologico che anni fa erano impensabili. Esistono computers che analizzano persino nei minimo dettagli tutti i movimenti degli atleti che compiono. Si mettono i battiti del cuore, le onde cerebrali e le tensioni muscolari. Si tiene in conto incluso la psicologia degli atleti per stabilire con che mezzi e con che trattamenti è possibile mantenere al massimo del suo rendimento. Il Comitato Olimpico Biomeccanico di Colorado Springs mise a punto una piattaforma della forza che sta in condizioni di calcolare l’intensità e l’ampiezza della forza dell’organismo di un atleta mentre affronta la competizione. Il laboratorio serve senza dubbio per completare, però non per creare. I distinti tests di rendimento cardiocircolatorio, respiratorio, metabolico, eccetera, sono complementari della formazione dell’atleta sempre che esistano le seguenti condizioni fondamentali:1) la capacità psicofisica di ordine genetico dell’atleta; 2) l’idoneità professionale e la profonda esperienza pratica e scientifica del medico sportivo e dell’allenatore. L’atleta, può , non si può costruire in un laboratorio. E. altrettanto, è molto importante che il medico, al seguito, sappia servirsi bene del sentito comune e non utilizzi le tecniche che , alla lunga, possono pregiudicare le condizioni innate del soggetto.
Medicina sportiva
Che cosa può suggerire come terapia immediata quando qualcuno si consuma in un’attività, incluso anche non sportiva?
Prima di tutto devo ricordare la necessità di non applicare terapie di origine medioevale. In quella epoca, effettivamente, la scienza non esisteva anche se la peste e altri tipi di epidemia stavano presenti. Però, per rispondere all’interrogante presente, prima di tutto devo far presente che quando qualcuno si consuma bisogna cercare un medico idoneo per curare il colpo. Mentre lo si aspetta, l’unica terapia efficace è la borse del ghiaccio che si deve applicare nella parte dolente. Così si alleviano, almeno in un primo momento., le infiammazioni e non le infezioni. Si deve evitare perché producono irritazioni nella zona colpita, le seguenti terapie: calore, barro, ultrasuoni, radar, rontgen, ionoforesi, pomate varie e ultimamente la laserterapia e magnetoterapia. Menzione a parte meriterebbe la marconiterapia. Lo stesso Marconi si meraviglierebbe non poco se fosse informato che la sua scoperta del telegrafo senza fili e la tecnica delle radiocomunicazioni si applicano nella medicina per curare sindromi dolorose. Le distinte guerre portarono la tecnica medica a nuove scoperte, come avvenne durante la seconda guerra mondiale e l’utilizzo del radar dopo utilizzato per il trattamento delle infiammazioni.
Che pensa della medicina sportiva?
A prima vista pare una disciplina semplice, però in realtà è una profonda scienza interdisciplinare che studiando, per la prima volta, l’uomo in movimento a livello di elite ha illuminato, agli inizi del secolo, con la sua filosofia biologica, tutti gli altri rami della medicina che portavano avanti una concezione statica della biologia, dimenticando la vecchia scuola ippocratica che la medicina dello sport rinnovò. Per esempio, la cardiologia oggi non è aggiornata se non si fanno esami ergono metrici e funzionali. Tali esami agli inizi del secolo si effettuavano solo a certi gruppi di atleti; oggi si applicano a molta gente. Il cardiologo comprese che l’elettrocardiogramma a riposo solo non dimostra la capacità funzionale del cuore e che, di conseguenza, un uomo può morire mentre rincorre un pullman anche nel caso che poco prima gli abbiano confermato, mediante uno studio elettrocardiografico, che il suo cuore funzionava perfettamente. La traumatologia ha intuito alcuni principi funzionali: per esempio, ricorrere il meno possibile alla immobilizzazione prolungata, precisamente come la chirurgia generale tende ogni volta più ad attivare rapidamente la mobilità. Incluso l’ostetrica, attraverso il parto senza dolore, ha seguito i principi della medicina sportiva.



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