El futbol serà siempre humano



















Da Clarin del 11.05.1978 a cura di Ruben Dario Oliva














Come altro apporto di Clarin ai suoi lettori, da oggi cominciamo a pubblicare una serie di articoli del dottor Ruben Dario Oliva, medico sportivo argentino con estesa esperienza acquisita in conseguenza di una carriera per imporre la medicina sanitaria preventiva come fondamento basilare nello sport. Nel suo primo incontro, il capo attuale dei medici della selezione nazionale ci offre un’analisi del fenomeno sociale del calcio e la sua relazione con la medicina sportiva.
Che bello vedere una partita di calcio. Uno spettacolo di dimensioni umane, con ritmo naturale. Una società in miniatura, che esprime un’infinità di note psicofisiche comuni per la vita quotidiana. Girando da un marchio di pubblico attivo senza il quale questo spettacolo sarebbe ibrido. Kumkel, autore della corrente psicologica nosista, nel suo libro “La formazione del carattere”, non tiene altro esempio migliore per dimostrare oggettivamente il concetto di Noi con il quale ci s’incontra nelle manifestazioni emotive di una tifoseria durante una partita di calcio: allegria, paura, odio e ira (I quattro giganti dell’anima, secondo Mira e Lopez), vissuti ed espressi collettivamente da parte di migliaia di essere umani di distinta eterogeneità scoiale, economica, culturale e manifestate all’unisono in una sola emozione congiunta, che unisce in questo Noi alla necessità di aggregarsi dell’essere umano.
In una società dove i fattori di disgregazione aggrediscono costantemente l’uomo, il calcio si presenta come uno dei più alti esponenti che contribuiscono alla coesione e canalizza la tendenza, molte volte imperturbata, di desiderio di unione dell’essere umano. E quest’unione tiene, incluso, nella sua congiunzione, la dinamica della polarizzazione che essendo apparentemente antagonistica (tifosi di distinti clubs o paesi) coesistendo tonificano e costruiscono il mondo del Noi tanto desiderato.
Per tutto questo il calcio è lo sport degli sportivi. L’evoluzione mondiale del processo così lo indica e gradualmente si va ad incorporare alla competizione internazionale paesi senza tradizione calcistica. Quella vecchia idea di che il calcio non era sport perché “22 giocano e 80.000 guardano” fu alcune volte diffusa per quelli che non han tenuto o la sufficiente preparazione o lo calunniano per spiegare le implicazioni di questo fenomeno. Che sarebbe un Boca-River senza pubblico? Molto triste, senza dar luogo a dubbi. Ciò che viene espresso alle tensioni emotive nel pubblico, la parte attiva che impegna il pubblico trae come semplice conseguenza illustrativa che alla fine di una partita è più stanco quello che guarda che quello che gioca.
Il calcio fu scelto per il PRODE. Perché? Perché sono tanti i fattori che intervengono che è impossibile combinare i risultati, come tuttavia è molto difficile fare giudizi definitivi sul futuro di giovani giocatori di distinte caratteristiche psicofisiche che lo praticano. La scelta di un giocatore di basket si può fare a una giovane età per la sua staturaportandolo ai centri dove s’insegna a giocare. Io vorrei vedere se è possibile scegliere un giocatore di calcio per la sua taglia. Questo completa a partire dall’obiettivo individuale i complessi aspetti che fanno il calcio nel suo complesso. È dire, le caratteristiche tecniche del basket non è che siano inferiori o superiori, sono distinte.
Nessun computer può essere provvisto di un programma soggetto completo per codificare i risultati calcistici. L’uomo che fece il robot mai sarà un robot. Gli aspetti soggettivi del calcio non possono essere passibili di essere programmati prima e fino al presente, nessuna macchina elettronica può decidere le intenzioni di una giocata. Per questo il calcio sarà sempre umano, giocato da umani, valutato e diretto nelle sue azioni da essere umani. L’arbitro persino mai potrà essere rimpiazzato dall’occhio elettronico.
Parlando in generale del fenomeno sportivo già l’UNESCO lo qualificò circa più di dieci anni fa come il più grande atto sociale dell’Era Moderna e qualificato nelle sue pubblicazioni “democratico e internazionale per eccellenza, deve essere motivo di preferibile attenzione da parte degli stati moderni e di tutti i facenti parte delle distinte discipline scientifico-tecniche che fanno lo stesso. Tuttavia l’Organizzazione Mondiale della Sanità studiò preferibilmente detti problemi e precisò le sue relazioni intime con i problemi medico-sanitari, con la salute pubblica nazionale, con la riabilitazione, con le affezioni cardiovascolari, con la vita media dei sedentari e degli sportivi, creando in Losanna, Svizzera, gli archivi medici olimpici, che generalizzano la sua costituzione con una frase che dice così: “La medicina dello sport tratta nelle sue azioni di rimpiazzare al Dio mitologico delle Olimpiadi per la causa di servire alla medicina preventiva”.

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