A che età è vecchio un giocatore

All’inizio dell’anno si realizzò in Brasile il primo campionato del mondo per veterani. L’Argentina lo disputò e lo vinse. E queste immagini, con molta nostalgia furono distribuite per tutto il mondo mediante la televisione. L’Italia fu una dei partecipanti in questo torneo e alla sua finale m’invitarono, assieme a Roberto Bettega e Giacinto Facchetti (partecipò al campionato), due famosi ex giocatori della nazionale italiana, ad un programma televisivo per commentare questi fatti.
La gente ha l’impressione che l’uomo entra in una fase calante dopo i trenta anni, Per questo io cerco di spiegare , per esempio, che in specialità avanzate, come l’astronautica, è molto comune che si abbiano molti astronauti dopo i 40 o i 50 anni, perché non è che l’uomo ha il suo massimo rendimento a 25 anni come dice la fisiologia. L’uomo può ottenere il rendimento ad età maggiori, questo dipende da ciascun organismo in particolare perché l’età cronologica è una e l’età reale biologica è altra, che ha a che fare con l’eredità dell’individuo e del suo cromosoma.
Quante volte ascoltiamo che un giocatore a trenta anni sta al limite delle sue possibilità? Senza divieto, quanti hanno a 33 o 34 di rendimento perfetto. Il problema è di non lasciarsi suggestionare per l’età cronologica perché può non essere d’accordo con la possibilità fisico – tecnica del giocatore di calcio. Un giocatore che si è guidato come corrisponde e con una base biologica sana può allungare il suo rendimento ottimo molto più di quanto la gente crede.
Però è normale ciò che accade con i giocatori quando arrivano a certa età. Sono afferrati per la maturazione sociale che tiene l’individuo. Per prima cosa, vive per il calcio, quindi ha i suoi soldi, i suoi investimenti, scopre che i suoi figli crescono rapidamente, tiene una personalità matura e, lentamente, questa passione assorbente del calcio lascia di essere forte, ed è logico che canalizza le sue inquietudini in altre cose.
È indubitabile che per il rendimento pieno esiste in tutto questo un problema di cultura sanitaria e di medio ambiente sociale sanitario. Il calciatore viene dall’ambiente naturale dove vive. Se uno fa un check-up come quello che io feci ai selezionati nei due Mondiali (78’ e 82’) comprenderà che si devono realizzare accertamenti di tuti i itpi , prima che subito il mal di Chagas colpisca qualcuno. Piuttosto che interiorizzarmi se tenevano infermità endemiche, relative all’origine del giocatore e molte cose in più.
E qui enfatizzai nelle questioni dell’ambiente e mi accordo che nel 78 mi toccò fare uno stretto controllo dei luoghi dove alloggiò la nazionale nel presidio di Josè C Paz durante il Mondiale. Questa magnifica concentrazione stava circondata di appartamenti , la zona non teneva cloaca e né acqua corrente e il primo che studiai furono le taniche di acqua che tenevano bacilli Coli e Para – Coli. L’ingestione di questa acqua provocava sicuramente alterazioni intestinali . Dover curare le taniche della villa e in sequenza la prima cosa non si trattava in questo momento di fare medicina sportiva sofisticata, se non solo edicina sanitaria di base.
Non ho alcun dubbio che lo sport è un’attività che rivela lo sviluppo di un paese. Molte volte mi toccò difendere l’Argentina di fronte allo straniero quando ci posero come paese sottosviluppato. Io sostengo che non lo siamo, che il nostro è un paese sotto amministrato. Abbiamo avuto premi Nobel in distinte specialità e l’espressione dello sport più sviluppato, che è l’automobilismo, abbiamo avuto un cinque volte campione del mondo , come fu Juan Manuel Fangio. Questo campione emerge da una media importantissima in materia di automobilismo. E questa norma fa si che teniamo un parametro per vedere come ci siamo sviluppati.
Comincio a sottolineare che lo sport è un fenomeno sociale. Non possiamo ignorare i suoi problemi. Dobbiamo unirli e ritornare alla fonte culturale che abbiamo. Unire il passato ed il presente. Io insisto nel problema sanitario e nella partecipazione dello Stato allo stesso. Se lo Stato propone al giovane attraverso lo sport a 11 anni, si possono indagare importanti patologie a questa età. Questo sport deve servire come filtro grosso per la popolazione e la medicina d’elite arriverà dopo, quando il bambino entra in un sfera di competenza di altro tipo, e gli toccherà farlo alla AFA o al club di appartenenza.
Da Clarin del 24.02.1978

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