La verità del dottor Oliva
Il dottor Ruben Dario Oliva fu intervistato in Rosario. Parlò riguardo il doping come flagello dello sport. Il sensazionalismo si occupò, rapidamente, di confondere la realtà dei suoi pensieri. Con la vecchia arguzia di dire frasi scelte da un contesto, per trasformarle in concetti base di un contesto, si ebbe l’esplosione della notorietà. Clarin chiede di sapere la verità di Oliva e questo è il motivo di tale articolo.
Può provare che prima che voi tornaste alla nazionale, ci fossero giocatori che si dopavano?
In nessuna maniera. E persino è mia intenzione farlo, posso io non affermare mai una cosa somigliante ad essa. Dunque, sicuramente, una errata interpretazione del giornalista che mi intervistò. Io mi riferivo allo sport argentino in generale. Mai che nell’ultimo anno fosse pubblico e noto dovuto ad alcuna denuncia che si riflettessero nei mezzi di informazione. In nessun momento si parlò della selezione nazionale. Io segnalai che il doping esiste nel comune ambiente. E di fronte a tanta triste realtà mi decisi a come è giusto a combatterla con i mezzi più potenti che ho a disposizione.. come mi daranno conto, parlai di un flagello in forma generica. È come denunciare la delinquenza. Che esista nell’ambiente generale non significa che dire che la teniamo in casa.. questo è lo spirito delle mie dichiarazioni. Mai se mi occorreva scontrarmi con altri colleghi, con i quali credo che tengo una lunga strada che percorriamo nel mondo dello sport. In sintesi, quello che mi preme rimarcare è che la mia attitudine fu quella di combattere sempre contro questo tipo di cose modificando l’ambiente e creando una coscienza sanitario – sportiva.
È dire che tutto si riassume in un problema di cattiva interpretazione?
Si presuppone. Sempre fui nemico delle denunce a tutti i livelli. Preferisco combattere ed oppormi a quello che mi pare ingiusto e pericoloso per la comunità e per nessuna cosa tanto importante dentro di essa, come la salute sportiva.
Con la Selezione parlò del tema del doping?
Si. Ebbi varie conversazioni con la squadra sul tema degli stimolanti. Anche parlai con essi circa i consigli sull’alimentazione, della vita sessuale. Tentai di costruire una coscienza sanitaria. Varie volte lo feci ridendo con una frase che sempre uso e che dice che da una vacca con anfetamine non si ricavano campioni del mondo.
Il dottor Ruben Dario Oliva fu intervistato in Rosario. Parlò riguardo il doping come flagello dello sport. Il sensazionalismo si occupò, rapidamente, di confondere la realtà dei suoi pensieri. Con la vecchia arguzia di dire frasi scelte da un contesto, per trasformarle in concetti base di un contesto, si ebbe l’esplosione della notorietà. Clarin chiede di sapere la verità di Oliva e questo è il motivo di tale articolo.
Può provare che prima che voi tornaste alla nazionale, ci fossero giocatori che si dopavano?
In nessuna maniera. E persino è mia intenzione farlo, posso io non affermare mai una cosa somigliante ad essa. Dunque, sicuramente, una errata interpretazione del giornalista che mi intervistò. Io mi riferivo allo sport argentino in generale. Mai che nell’ultimo anno fosse pubblico e noto dovuto ad alcuna denuncia che si riflettessero nei mezzi di informazione. In nessun momento si parlò della selezione nazionale. Io segnalai che il doping esiste nel comune ambiente. E di fronte a tanta triste realtà mi decisi a come è giusto a combatterla con i mezzi più potenti che ho a disposizione.. come mi daranno conto, parlai di un flagello in forma generica. È come denunciare la delinquenza. Che esista nell’ambiente generale non significa che dire che la teniamo in casa.. questo è lo spirito delle mie dichiarazioni. Mai se mi occorreva scontrarmi con altri colleghi, con i quali credo che tengo una lunga strada che percorriamo nel mondo dello sport. In sintesi, quello che mi preme rimarcare è che la mia attitudine fu quella di combattere sempre contro questo tipo di cose modificando l’ambiente e creando una coscienza sanitario – sportiva.
È dire che tutto si riassume in un problema di cattiva interpretazione?
Si presuppone. Sempre fui nemico delle denunce a tutti i livelli. Preferisco combattere ed oppormi a quello che mi pare ingiusto e pericoloso per la comunità e per nessuna cosa tanto importante dentro di essa, come la salute sportiva.
Con la Selezione parlò del tema del doping?
Si. Ebbi varie conversazioni con la squadra sul tema degli stimolanti. Anche parlai con essi circa i consigli sull’alimentazione, della vita sessuale. Tentai di costruire una coscienza sanitaria. Varie volte lo feci ridendo con una frase che sempre uso e che dice che da una vacca con anfetamine non si ricavano campioni del mondo.
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