Questo è lo stregone di Maradona
Secondo i medici del Barcellona, Diego Armando Maradona ebbe una lesione che sarebbe guarita in tre settimane. Tornò da Milano il dottor Ruben Oliva chiamato dal proprio giocatore, ed il giorno seguente Maradona segnava il goal della vittoria per la sua squadra nella partita di campionato contro l’Espanol. Saltò oltre la polemica, il divisore. I sospetti erano già all’ordine del giorno. INTERVIU lo trovò e poté intervistare in esclusiva la strega di Maradona, che in realtà è un argentino stabilitosi in Europa la cui specialità è la Medicina sportiva. I suoi metodi, a volte rivoluzionari, gli sono valsi il soprannome del loco Oliva.
Guarda, dice il dottor Oliva, negare che ripetute volte sono stato a parlare sul tema della polemica lesione di Diego Armando Maradona, se le vado a contare tutte, però prima chiedo avvertirla che non mi piacerebbe che questa intervista venga utilizzata per screditare qualcuno né per creare conflitti che non conosco né m’interessano. Ruben Oliva stava giocando al cerrojo, tattica che come ogni buon affezionato al calcio, conosce perfettamente. INTERVIU lo trovò in Barcellona e il dottore accettò il dialogo al vedere che in realtà già stavamo al corrente di quello che avvenne con la dolenza che soffrì il Pelusa Maradona sul terreno di gioco. “Per supposizione – puntualizzò- avevo preferito passare per Barcellona senza che la mia presenza fosse preavvertita. Se parlo, è davanti al timore che si dica qualcosa senza fondamento e senza fare enfasi in tutta verità, d’accordo?
Maradona, senza segreti per Oliva
D’accordo. È chiaro. Voi tenete la parola, dottore.
Bene, vede, Maradona lo conosco da molto tempo. Per lo meno da cinque o sei anni. Questioni professionali a parte, sento un grande affetto per lui come persona. Lo ammiro perché il peso dei soldi e della fama non gli ha fatto perdere l’umiltà. Però sul tema della lesione, la mia attitudine fu chiara dal principio e l’attuai senza nascondermi da nessuno, già che come medico ho seguito la sua evoluzione fisica dal principio e questo mi permise risolvere rapidamente il caso: mi chiamò Jorge Czysterpiller, il suo amico-manager, per raccontarmi ciò che passava. Secondo Czysterpiller, Diego vedeva che la sua lesione, uno strappo muscolare secondo la diagnosi del dottor Gonzalez Adrio, membro del settore medico del Barcellona, non migliorava. Intanto ricordai che immediatamente prima della partita inaugurale dei Mondiali 82, Pelusa soffriva di un malanno esattamente uguale. Supposi che era lo stesso e sapevo che non si trattava di un problema muscolare, se non della infiammazione di un nervo irritato per una pellicola verticale che al saltare o al correre, così come al fare determinati movimenti, gli provocava un forte dolore. Jorge m’invitò a venire a Barcellona e dopo aver riconosciuto la dolenzia ed indicato il trattamento, gli suggerì che continuasse il controllo presso il servizio medico del Barcellona…
Come si spiega, allora, che alla settimana seguente, due giorni prima della partita contro l’Espanol, Dieguito fosse tornato a lamentarsi dello stesso dolore?
Secondo i medici del Barcellona, Diego Armando Maradona ebbe una lesione che sarebbe guarita in tre settimane. Tornò da Milano il dottor Ruben Oliva chiamato dal proprio giocatore, ed il giorno seguente Maradona segnava il goal della vittoria per la sua squadra nella partita di campionato contro l’Espanol. Saltò oltre la polemica, il divisore. I sospetti erano già all’ordine del giorno. INTERVIU lo trovò e poté intervistare in esclusiva la strega di Maradona, che in realtà è un argentino stabilitosi in Europa la cui specialità è la Medicina sportiva. I suoi metodi, a volte rivoluzionari, gli sono valsi il soprannome del loco Oliva.
Guarda, dice il dottor Oliva, negare che ripetute volte sono stato a parlare sul tema della polemica lesione di Diego Armando Maradona, se le vado a contare tutte, però prima chiedo avvertirla che non mi piacerebbe che questa intervista venga utilizzata per screditare qualcuno né per creare conflitti che non conosco né m’interessano. Ruben Oliva stava giocando al cerrojo, tattica che come ogni buon affezionato al calcio, conosce perfettamente. INTERVIU lo trovò in Barcellona e il dottore accettò il dialogo al vedere che in realtà già stavamo al corrente di quello che avvenne con la dolenza che soffrì il Pelusa Maradona sul terreno di gioco. “Per supposizione – puntualizzò- avevo preferito passare per Barcellona senza che la mia presenza fosse preavvertita. Se parlo, è davanti al timore che si dica qualcosa senza fondamento e senza fare enfasi in tutta verità, d’accordo?
Maradona, senza segreti per Oliva
D’accordo. È chiaro. Voi tenete la parola, dottore.
Bene, vede, Maradona lo conosco da molto tempo. Per lo meno da cinque o sei anni. Questioni professionali a parte, sento un grande affetto per lui come persona. Lo ammiro perché il peso dei soldi e della fama non gli ha fatto perdere l’umiltà. Però sul tema della lesione, la mia attitudine fu chiara dal principio e l’attuai senza nascondermi da nessuno, già che come medico ho seguito la sua evoluzione fisica dal principio e questo mi permise risolvere rapidamente il caso: mi chiamò Jorge Czysterpiller, il suo amico-manager, per raccontarmi ciò che passava. Secondo Czysterpiller, Diego vedeva che la sua lesione, uno strappo muscolare secondo la diagnosi del dottor Gonzalez Adrio, membro del settore medico del Barcellona, non migliorava. Intanto ricordai che immediatamente prima della partita inaugurale dei Mondiali 82, Pelusa soffriva di un malanno esattamente uguale. Supposi che era lo stesso e sapevo che non si trattava di un problema muscolare, se non della infiammazione di un nervo irritato per una pellicola verticale che al saltare o al correre, così come al fare determinati movimenti, gli provocava un forte dolore. Jorge m’invitò a venire a Barcellona e dopo aver riconosciuto la dolenzia ed indicato il trattamento, gli suggerì che continuasse il controllo presso il servizio medico del Barcellona…
Come si spiega, allora, che alla settimana seguente, due giorni prima della partita contro l’Espanol, Dieguito fosse tornato a lamentarsi dello stesso dolore?
Bene, non so in questo caso chi tiene la colpa. Per quello che mi raccontò Maradona, non continuò il trattamento indicato da me, dato che il dottor Gonzalez Adrio insistette sul fatto che fosse uno strappo e gli fecero una sessione di ultrasuoni. Questo infiammò il muscolo e intensificò il dolore. Secondo la mia opinione, questo trattamento era controproducente. Quando Czysterpiller mi richiamò, presi il primo aereo e mi sistemai in Barcellona con tutta l’urgenza che richiedeva il caso.
Un medico rivoluzionario
Non parla per parlare questo medico argentino di 57 anni, sposato, con tre figli. La Medicina sportiva è la sua specialità, l’ha vissuta prima come maestro, poi come professore di educazione fisica e più tardi culminò la sua carriera laureandosi in Medicina, perché sentiva la necessità di completare la sua formazione globale riguardo il tema. “Entrai nel calcio – ricorda- per la passione che albergava in me per il gioco. Il mio primo lavoro come medico sportivo fu nel club Rosario Central – nel quale i tifosi ricorderanno che arrivò “Milonguita” Heredia, giocatore del Barcellona ed anche della selezione che dirigeva Ladislao Kubala. Accadde un fatto inedito in quell’anno 1961: per la prima volta, non solo nel mio paese ma in tutto il mondo, un club di calcio convocava i suoi oppositori per coprire il posto vacante di medico della squadra professionistica.”.
In realtà fu un pioniere e come tale fu trattato per i regimi dittatoriali che si succedettero in Argentina. Dovetti emigrare ed installarmi a Milano, dove ha già dedicato 10 anni alla sua passione e lavoro, la medicina sportiva. In Argentina lo si conosce come il loco Oliva, comunque questo non impedì al selezionatore argentino Cesar Luis Menotti di chiamarlo per curare i suoi giocatori in due mondiali consecutivi. I giocatori argentini lo seguono adorandolo. Per questo la seguente domanda sorge spontanea: Perché lo chiamava il manager e non Maradona?
- E’ che il ragazzo non sapeva che fare. Non voleva passare sopra i medici del Barcellona. Io lo capisco e comprendo da parte mia se mi conveniva venire o meno. Però in ultima istanza si trattava di un malato che conosco ed a cui voglio bene; se mi chiama, non posso mancare di curarlo. Dall’altra parte, se s’insisteva per il trattamento con ultrasuoni non si andava a migliorare entro un mese.
Così curai Dieguito
Che successe, dopo, quel venerdì, quando voi andaste prima della partita contro l’Espanol?
- Fui a casa di Maradona, lo esaminai e gli chiesi di fare una serie di movimenti in una certa maniera, nel giardino. Vidi che poteva giocare e lo curai. Il sabato alla mattina lo vidi ancora una volta ed allora gli chiesi un esercizio serio, come se stesse giocando una partita. Corse con voglia, saltò, fece vari movimenti durante una mezz’ora e non sentì alcun dolor. Mi chiese se poteva giocare ed io gli contestai che se fossi il medico della sua squadra e se l’allenatore mi consultasse, non avrei dubitato di dargli il visto perché si allineasse con la squadra. Fu molto contento e lo disse a Czysterpiller che parlasse con Udo Lattek, l’allenatore del Barcellona.
Voi vi vedeste con qualcuno dei medici del Barcellona?
- Si chiaro. Maradona chiamò il dottor Bestit e il sabato stesso ci incontrammo in casa del giocatore. Il dottor Bestit fu molto amabile e coincise con la mia diagnosi perché, secondo mi rese chiaro, egli non aveva riconosciuto prima a Maradona, fino a che non aveva visto il dottor Gonzalez Adrio. Immediatamente chiamò il vicepresidente del Barcellona, Juan Gaspart, e gli disse la novità. Intanto Gaspart chiese al Pelusa di presentarsi negli spogliatoi alle sette di sera.
Fu Gaspart che obbligò l’allenatore a schierare il Pelusa?
- No, no. Sta chiaro che nessuno obbliga per nulla. Gaspart si limitò a comunicare a Udo Lattek che Maradona stava in condizioni di giocare. A sua volta, Dieguito era molto contento, però allo stesso tempo preoccupato per quello che potevano pensare i suoi compagni o l’allenatore. Incluso il dottor Bestit offrì tutte le garanzie a Lattek.
Maradona giocò infiltrato?
- No, per favore. Questa è una barbarità che ho letto in vari giornali sportivi. Lo smentisco. Primo perché iniettato pare che voglia dire che fu stimolato o quasi così, ed esso è falso. Maradona solo il venerdì fu infiltrato come parte del trattamento.
Pensa che avrà conseguenze questa lesione nel futuro sportivo di Maradona?
- Nessuna. Potrà giocare in pieno rendimento durante le prossime partite, salvo che accada qualcosa di insperato. Questo né si cura né si aggrava. Succede che per la sua costituzione fisica, Maradona tiene la tendenza ad ingrassare, però guidato per una maniera adeguata, non va ad avere problemi mai, la sua carriera sarà lunga. Tuttavia, vive in movimento, non fuma e non beve. È un professionista che pensa solamente al calcio.
Voi tornerete a trattarlo se vi chiamerà?
- Si chiaro, Però voglio che tutto il mondo sappia che in questo caso non voglio invadere il terreno di un collega che ammiro e rispetto. Se vengo è per Maradona, verrò sempre dove giocherà, o quando si ritira. È una questione di confidenza umana. Supposto, non ho ricevuto nulla per aver lavorato con il servizio medico del Barcellona. Solo le spese di viaggio, perché il mio affetto per il Pelusa non tiene prezzo. Per ragioni economiche mai sarei venuto a Barcellona.
Un medico rivoluzionario
Non parla per parlare questo medico argentino di 57 anni, sposato, con tre figli. La Medicina sportiva è la sua specialità, l’ha vissuta prima come maestro, poi come professore di educazione fisica e più tardi culminò la sua carriera laureandosi in Medicina, perché sentiva la necessità di completare la sua formazione globale riguardo il tema. “Entrai nel calcio – ricorda- per la passione che albergava in me per il gioco. Il mio primo lavoro come medico sportivo fu nel club Rosario Central – nel quale i tifosi ricorderanno che arrivò “Milonguita” Heredia, giocatore del Barcellona ed anche della selezione che dirigeva Ladislao Kubala. Accadde un fatto inedito in quell’anno 1961: per la prima volta, non solo nel mio paese ma in tutto il mondo, un club di calcio convocava i suoi oppositori per coprire il posto vacante di medico della squadra professionistica.”.
In realtà fu un pioniere e come tale fu trattato per i regimi dittatoriali che si succedettero in Argentina. Dovetti emigrare ed installarmi a Milano, dove ha già dedicato 10 anni alla sua passione e lavoro, la medicina sportiva. In Argentina lo si conosce come il loco Oliva, comunque questo non impedì al selezionatore argentino Cesar Luis Menotti di chiamarlo per curare i suoi giocatori in due mondiali consecutivi. I giocatori argentini lo seguono adorandolo. Per questo la seguente domanda sorge spontanea: Perché lo chiamava il manager e non Maradona?
- E’ che il ragazzo non sapeva che fare. Non voleva passare sopra i medici del Barcellona. Io lo capisco e comprendo da parte mia se mi conveniva venire o meno. Però in ultima istanza si trattava di un malato che conosco ed a cui voglio bene; se mi chiama, non posso mancare di curarlo. Dall’altra parte, se s’insisteva per il trattamento con ultrasuoni non si andava a migliorare entro un mese.
Così curai Dieguito
Che successe, dopo, quel venerdì, quando voi andaste prima della partita contro l’Espanol?
- Fui a casa di Maradona, lo esaminai e gli chiesi di fare una serie di movimenti in una certa maniera, nel giardino. Vidi che poteva giocare e lo curai. Il sabato alla mattina lo vidi ancora una volta ed allora gli chiesi un esercizio serio, come se stesse giocando una partita. Corse con voglia, saltò, fece vari movimenti durante una mezz’ora e non sentì alcun dolor. Mi chiese se poteva giocare ed io gli contestai che se fossi il medico della sua squadra e se l’allenatore mi consultasse, non avrei dubitato di dargli il visto perché si allineasse con la squadra. Fu molto contento e lo disse a Czysterpiller che parlasse con Udo Lattek, l’allenatore del Barcellona.
Voi vi vedeste con qualcuno dei medici del Barcellona?
- Si chiaro. Maradona chiamò il dottor Bestit e il sabato stesso ci incontrammo in casa del giocatore. Il dottor Bestit fu molto amabile e coincise con la mia diagnosi perché, secondo mi rese chiaro, egli non aveva riconosciuto prima a Maradona, fino a che non aveva visto il dottor Gonzalez Adrio. Immediatamente chiamò il vicepresidente del Barcellona, Juan Gaspart, e gli disse la novità. Intanto Gaspart chiese al Pelusa di presentarsi negli spogliatoi alle sette di sera.
Fu Gaspart che obbligò l’allenatore a schierare il Pelusa?
- No, no. Sta chiaro che nessuno obbliga per nulla. Gaspart si limitò a comunicare a Udo Lattek che Maradona stava in condizioni di giocare. A sua volta, Dieguito era molto contento, però allo stesso tempo preoccupato per quello che potevano pensare i suoi compagni o l’allenatore. Incluso il dottor Bestit offrì tutte le garanzie a Lattek.
Maradona giocò infiltrato?
- No, per favore. Questa è una barbarità che ho letto in vari giornali sportivi. Lo smentisco. Primo perché iniettato pare che voglia dire che fu stimolato o quasi così, ed esso è falso. Maradona solo il venerdì fu infiltrato come parte del trattamento.
Pensa che avrà conseguenze questa lesione nel futuro sportivo di Maradona?
- Nessuna. Potrà giocare in pieno rendimento durante le prossime partite, salvo che accada qualcosa di insperato. Questo né si cura né si aggrava. Succede che per la sua costituzione fisica, Maradona tiene la tendenza ad ingrassare, però guidato per una maniera adeguata, non va ad avere problemi mai, la sua carriera sarà lunga. Tuttavia, vive in movimento, non fuma e non beve. È un professionista che pensa solamente al calcio.
Voi tornerete a trattarlo se vi chiamerà?
- Si chiaro, Però voglio che tutto il mondo sappia che in questo caso non voglio invadere il terreno di un collega che ammiro e rispetto. Se vengo è per Maradona, verrò sempre dove giocherà, o quando si ritira. È una questione di confidenza umana. Supposto, non ho ricevuto nulla per aver lavorato con il servizio medico del Barcellona. Solo le spese di viaggio, perché il mio affetto per il Pelusa non tiene prezzo. Per ragioni economiche mai sarei venuto a Barcellona.
Articolo tratto da Interviu del 20-26 ottobre 1982
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