Da Clarin del 17.11.1987 a cura di Ruben Dario Oliva
Il miglior stimolante
Nel mondo dello sport molto si è parlato degli stimolanti. Dei pregiudizi che portano e di quello che s’intende conseguire con il loro uso. Io sostengo che il miglior stimolante per lo sportivo è la motivazione. Essa è la miglior formula per aumentare il suo rendimento. Nulla c’è nell’intelletto che non passa per il sentimento, afferma il concetto aristotelico. E’ che il sentimento sono le cose che installano un filtro perché certe cose le incorporiamo con i piaceri e altre non ci piacciono. Da qui l’importanza del tono affettivo, poi la personalità conta per ampliare idee, vivere, lavorare e rispondere . Questo tono affettivo che in alcuni aspetti si può qualificare come stato emozionale produce una specie di coefficiente di vibrazioni univoco che invade tutto l’organismo. Le emozioni aumentano o diminuiscono gli stimoli corticoidi ossia la corteccia cerebrale comanda al funzionamento dell’organismo e serve come sintetizzatore delle relazioni fra l’individuo e l’ambiente e dell’ambiente con l’individuo.
Gli stimoli che le emozioni esercitano nei confronti della corteccia cerebrale fanno si che questo lavoro avvenga attraverso le onde di eccitazione e le onde d’inibizione, che si diffondono a tutto l’organismo per il sistema nervoso. A sua volta, la corteccia cerebrale tiene una grande economia di sforzi e lavora solamente quando è richiesta una stimolazione esterna, che, come diciamo, sempre tiene il suo tono affettivo.
Come sappiamo il sistema muscolare non è solo un sistema per il movimento, allo stesso tempo è un grande sistema d’informazioni, e ricchissimo negli stimoli per svegliare la corteccia.
TEMPERAMENTO E CARATTERE
Per capire questo meccanismo, si devono considerare i diversi temperamenti dell’essere umano, che provengono dalla storia famigliare o sono vincolati alle origini etniche o storiche, come i sanguigni dei latini o la flemma degli anglosassoni. Il sistema nervoso è intimamente unito ad un sistema endocrino con un certo tenore di ormoni, che circolano nel sangue come messaggeri chimici, e sta intimamente unito alle reazioni dei diversi caratteri.
Per questo motivo, le reazioni degli uomini, d’accordo con il suo temperamento, son diverse. Non si possono trattare tutti alla stessa maniera, curare nello stesso modo o motivare tutti nello stesso modo. Allora, le risposte istintive dell’individuo si temprano con una corretta formazione del carattere, e che non nasce con essa: si forma per l’educazione, la società dove vive, la cultura, le abitudini, eccetera.
E quando un carattere sta ben conformato può attenuare un temperamento molto aggressivo o molto espansivo, o portarlo all’ottimismo se tiene una tendenza malinconica. La motivazione è fondamentale nei suoi aspetti biologici, però lo è più nel concretarsi ciò che appare astratto: nell’applicazione all’attività teorica e pratica di un gruppo. Questa capacità di motivare il gruppo degli atleti è la condizione primordiale che deve riunire le persone che tengono abilità di conduzione.
Nell’uomo è ancestrale e primitivo auto stimolarsi davanti ai pericoli, che è non più che elevare quest’onda di diffusione e di eccitazione della corteccia cerebrale: quando va in guerra gridando al rullio dei tamburi, quando attraversa il pericolo del bosco fischiando, o nello specifico del calcio, i diversi riti che si praticano negli spogliatoi e nel tunnel prima di entrare nel campo.
Questo tipo di stimoli pone una vibrazione, come se fosse un reostato, a tutti i neuroni del sistema nervoso e del circuito neuroendocrino. Per questo motivo si producono questo tipo di reazioni vitali, che l’uomo tiene in considerevole quantità, e si generano cambi da situazioni negative a positive. Per esempio, per effetto del grido proveniente dagli spalti.
Questo problema di motivazione che parte dal tono affettivo emotivo, con le basi e le caratteristiche che diciamo, non fa altro che porre in movimento un circuito che ha come centro la corteccia e nella scala discendente all’asse cortico-ippotalamico-ipofisico-surrenale. In definitiva fa apparire le secrezioni che elevano il tasso di distinti ormoni nel sangue, e dentro loro, l’adrenalina e la noradrenalina. Questi ormoni producono un aumento del rendimento biologico ed integrale dell’individuo perché, curiosamente, dovuto alla motivazione e in dosi normali, non segregandosi per additivi che sono soliti essere controproducenti, indicono alla dilatazione pupillare, vasocostrizione nei piedi e vasodilatazione a livello muscolare, il che determina un aumento d’irrigazione a tutti i muscoli, maggior flusso di sangue al cervello, dilatazione delle coronarie e degli alveoli polmonari per una migliore respirazione. Si hanno così, biologicamente, gli elementi proiettati ad un miglior rendimento, con vivacità cerebrale, con irrigazione e tonicità del cuore, dei muscoli e una migliore ventilazione polmonare. L’organismo tiene, intanto, i suoi propri elementi per aumentare il rendimento e questo spiega la parola motivazione. Da al corpo una base neurofisiologica, biologica, ormonale e umorale.
Tutto questo funzionamento permette di alzare al giocatore, unito all’educazione, il buon orientamento degli allenamenti, la pedagogia e la didattica, verso l’unico strada vera per ottenere un ottimo rendimento. Al contrario, quando si pretende di aumentare il rendimento con l’uso degli psicostimolanti, si crea una situazione paradossale. E’ che l’aumento per messo della droga (chiamate tuttavia amina sveglie) di un tasso anomalo nell’equilibrio biologico, può determinare, una volta, un’onda di sovreccitazione, un’onda di depressione. L’individuo si obnubila, perde coordinazione, perde il senso spazio-temporale e può pregiudicarsi gravemente. E’ comprovato che gli psicostimolanti somministrati in forti dosi, causano uno stato simile a certi quadri clinici schizofrenici.
In prove realizzate per noi nella Scuola di Medicina sportiva dell’Università di Milano abbiamo dimostrato, durante gli anni, con atleti di diverse specialità, che la somministrazione di anfetamine non ha aumentato il rendimento né ha aumentato il consumo di ossigeno. Si è comprovato, inoltre, che le alti dosi di anfetamine determinarono un’alterazione del reostato che regola la temperatura corporea, arrivando a provocare ipertermia acuta e edema cerebrale. Come in alcuni casi di morti di ciclisti (soprattutto quando corrono ad alte temperature). L’edema, nella parte cerebrale, comprime il cervello dovuto al fatto che la cassa cranica è inestensibile, provocando cosi la morte del soggetto. I miti devono essere distrutti e strappati per una vera cultura sportiva. Il giocatore di calcio deve essere assistito, orientato, aiutato e soprattutto informato. In questo modo ascolterà coloro i quali pretendono di aiutarlo e non sentirà i canti delle sirene di quelli che sono suoi nemici potenziali, anche se questi canti paiono molto tentatori.
Nel mondo dello sport molto si è parlato degli stimolanti. Dei pregiudizi che portano e di quello che s’intende conseguire con il loro uso. Io sostengo che il miglior stimolante per lo sportivo è la motivazione. Essa è la miglior formula per aumentare il suo rendimento. Nulla c’è nell’intelletto che non passa per il sentimento, afferma il concetto aristotelico. E’ che il sentimento sono le cose che installano un filtro perché certe cose le incorporiamo con i piaceri e altre non ci piacciono. Da qui l’importanza del tono affettivo, poi la personalità conta per ampliare idee, vivere, lavorare e rispondere . Questo tono affettivo che in alcuni aspetti si può qualificare come stato emozionale produce una specie di coefficiente di vibrazioni univoco che invade tutto l’organismo. Le emozioni aumentano o diminuiscono gli stimoli corticoidi ossia la corteccia cerebrale comanda al funzionamento dell’organismo e serve come sintetizzatore delle relazioni fra l’individuo e l’ambiente e dell’ambiente con l’individuo.
Gli stimoli che le emozioni esercitano nei confronti della corteccia cerebrale fanno si che questo lavoro avvenga attraverso le onde di eccitazione e le onde d’inibizione, che si diffondono a tutto l’organismo per il sistema nervoso. A sua volta, la corteccia cerebrale tiene una grande economia di sforzi e lavora solamente quando è richiesta una stimolazione esterna, che, come diciamo, sempre tiene il suo tono affettivo.
Come sappiamo il sistema muscolare non è solo un sistema per il movimento, allo stesso tempo è un grande sistema d’informazioni, e ricchissimo negli stimoli per svegliare la corteccia.
TEMPERAMENTO E CARATTERE
Per capire questo meccanismo, si devono considerare i diversi temperamenti dell’essere umano, che provengono dalla storia famigliare o sono vincolati alle origini etniche o storiche, come i sanguigni dei latini o la flemma degli anglosassoni. Il sistema nervoso è intimamente unito ad un sistema endocrino con un certo tenore di ormoni, che circolano nel sangue come messaggeri chimici, e sta intimamente unito alle reazioni dei diversi caratteri.
Per questo motivo, le reazioni degli uomini, d’accordo con il suo temperamento, son diverse. Non si possono trattare tutti alla stessa maniera, curare nello stesso modo o motivare tutti nello stesso modo. Allora, le risposte istintive dell’individuo si temprano con una corretta formazione del carattere, e che non nasce con essa: si forma per l’educazione, la società dove vive, la cultura, le abitudini, eccetera.
E quando un carattere sta ben conformato può attenuare un temperamento molto aggressivo o molto espansivo, o portarlo all’ottimismo se tiene una tendenza malinconica. La motivazione è fondamentale nei suoi aspetti biologici, però lo è più nel concretarsi ciò che appare astratto: nell’applicazione all’attività teorica e pratica di un gruppo. Questa capacità di motivare il gruppo degli atleti è la condizione primordiale che deve riunire le persone che tengono abilità di conduzione.
Nell’uomo è ancestrale e primitivo auto stimolarsi davanti ai pericoli, che è non più che elevare quest’onda di diffusione e di eccitazione della corteccia cerebrale: quando va in guerra gridando al rullio dei tamburi, quando attraversa il pericolo del bosco fischiando, o nello specifico del calcio, i diversi riti che si praticano negli spogliatoi e nel tunnel prima di entrare nel campo.
Questo tipo di stimoli pone una vibrazione, come se fosse un reostato, a tutti i neuroni del sistema nervoso e del circuito neuroendocrino. Per questo motivo si producono questo tipo di reazioni vitali, che l’uomo tiene in considerevole quantità, e si generano cambi da situazioni negative a positive. Per esempio, per effetto del grido proveniente dagli spalti.
Questo problema di motivazione che parte dal tono affettivo emotivo, con le basi e le caratteristiche che diciamo, non fa altro che porre in movimento un circuito che ha come centro la corteccia e nella scala discendente all’asse cortico-ippotalamico-ipofisico-surrenale. In definitiva fa apparire le secrezioni che elevano il tasso di distinti ormoni nel sangue, e dentro loro, l’adrenalina e la noradrenalina. Questi ormoni producono un aumento del rendimento biologico ed integrale dell’individuo perché, curiosamente, dovuto alla motivazione e in dosi normali, non segregandosi per additivi che sono soliti essere controproducenti, indicono alla dilatazione pupillare, vasocostrizione nei piedi e vasodilatazione a livello muscolare, il che determina un aumento d’irrigazione a tutti i muscoli, maggior flusso di sangue al cervello, dilatazione delle coronarie e degli alveoli polmonari per una migliore respirazione. Si hanno così, biologicamente, gli elementi proiettati ad un miglior rendimento, con vivacità cerebrale, con irrigazione e tonicità del cuore, dei muscoli e una migliore ventilazione polmonare. L’organismo tiene, intanto, i suoi propri elementi per aumentare il rendimento e questo spiega la parola motivazione. Da al corpo una base neurofisiologica, biologica, ormonale e umorale.
Tutto questo funzionamento permette di alzare al giocatore, unito all’educazione, il buon orientamento degli allenamenti, la pedagogia e la didattica, verso l’unico strada vera per ottenere un ottimo rendimento. Al contrario, quando si pretende di aumentare il rendimento con l’uso degli psicostimolanti, si crea una situazione paradossale. E’ che l’aumento per messo della droga (chiamate tuttavia amina sveglie) di un tasso anomalo nell’equilibrio biologico, può determinare, una volta, un’onda di sovreccitazione, un’onda di depressione. L’individuo si obnubila, perde coordinazione, perde il senso spazio-temporale e può pregiudicarsi gravemente. E’ comprovato che gli psicostimolanti somministrati in forti dosi, causano uno stato simile a certi quadri clinici schizofrenici.
In prove realizzate per noi nella Scuola di Medicina sportiva dell’Università di Milano abbiamo dimostrato, durante gli anni, con atleti di diverse specialità, che la somministrazione di anfetamine non ha aumentato il rendimento né ha aumentato il consumo di ossigeno. Si è comprovato, inoltre, che le alti dosi di anfetamine determinarono un’alterazione del reostato che regola la temperatura corporea, arrivando a provocare ipertermia acuta e edema cerebrale. Come in alcuni casi di morti di ciclisti (soprattutto quando corrono ad alte temperature). L’edema, nella parte cerebrale, comprime il cervello dovuto al fatto che la cassa cranica è inestensibile, provocando cosi la morte del soggetto. I miti devono essere distrutti e strappati per una vera cultura sportiva. Il giocatore di calcio deve essere assistito, orientato, aiutato e soprattutto informato. In questo modo ascolterà coloro i quali pretendono di aiutarlo e non sentirà i canti delle sirene di quelli che sono suoi nemici potenziali, anche se questi canti paiono molto tentatori.
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