Da El Grafico di Ruben Dario Oliva
L’appoggio precoce fu la grande certezza
La miracolosa guarigione di Maradona
La consolidazione della frattura, è dire la riparazione ossea, l’ottenimento del callo endostico che si forma dentro (il quale salda, no il periostio o fuori) , si ottenne precocemente. Stanno, per comprovarlo, le immagini radiografiche fatte nella seconda e terza settimana dopo la lesione.
D’accordo con i canoni classici della traumatologia e dei periodi previsti di immobilizzazione e di non appoggio, i colleghi spagnoli speravano di ottenere questa riparazione ossea dopo sei settimane. Pertanto, li sorprese osservare nella placca radiologica l’evidente ed effettiva consolidazione nella terza settimana. Per il percorso scelto e con i risultati alla vista già possiamo stare ampiamente soddisfatti. Al contrario, se si saranno seguiti i canoni classici, Maradona solo alla fine del prossimo mese di marzo potrà stare in condizione di giocare perché le previsioni erano di sette settimane di gesso, cominciare l’appoggio del piede già dopo questo periodo e pertanto, a partire da allora, lavorare nella riabilitazione.
Studiando il caso con il collega spagnolo Gonzalez Adrio, gli proposi un totale cambio di piani esponendogli in ciascuna opinione i fondamenti scientifici tecnici rispettivi. Gonzalez Adrio lo fece accettando con molti timori e quando nella terza settimana comprovò i risultati si identificò pienamente con la mia condotta.
Meno gesso e appoggio precoce
Proposi di ridurre il gesso da due a tre settimane prima; proteggere la caviglia da li in avanti con un bendaggio ed iniziare già, in questo momento, l’appoggio graduale aiutato con bastoni canadesi (stampelle). Durante la quarta settimana, Maradona lasciò le stampelle, camminò normalmente, e il 30 ottobre scorso scese le scale di casa sua per festeggiare il suo compleanno. Già camminava senza stampelle dal giorno anteriore. La diminuzione del periodo di fesso evitò ipotrofia (atrofia muscolare) tremendamente negativa per uno sportivo e le più comuni rigidità articolari, soprattutto nei legamenti, così come anche nella capsula articolare.
Ho un’altra verità: un Maradona con dieci o quindici gradi meno di flessione nella sua caviglia sinistra o con limitazioni nei movimenti di lateralità avrebbe sofferto una diminuzione nelle sue possibilità tecniche nel maneggiare la palla, che sono le cose che lo caratterizzano e differenziano dagli altri calciatori.
D’altra parte, i larghi periodi di gesso compromettono la riparazione ossea. Nella caviglia, specialmente, possono apparire complicazioni che si inquadrano dentro del capitolo del mal di Sudek, ampiamente conosciuto dai colleghi medici. Al tempo stesso si evitò un altro problema: che la fascia tibio peronea , che si forma al ripararsi del legamento tibio peroneo inferiore trasversale che unisce il perone alla tibia, si convertisse in una molto rigida impedendo, per eccesso di riparazione, il normale gioco dell’astragalo, che è l’osso della caviglia. La calcificazione si ottenne semplicemente, grazie all’appoggio precoce, che è una norma molto conosciuta e a volte dimenticata. Usando l’appoggio precoce in certi tipi di fratture, dove le forze sono longitudinali all’osso, si evitano i movimenti di lateralizzazione e si ottiene un bel callo. I medici nordamericani impiegarono questo sistema durante la guerra del Vietnam per recuperare i soldati e dopo pubblicarono un completo e positivo informativo medico riguardo il tema. E quello che fecero i medici americani nella decade degli anni sessanta, lo fece, agli inizi del secolo, quando io ancora non ero nato, Anguleta, un guaritore del mio paese santefesino di San Justo. Dall’aver studiato medicina, Anguleta, avrebbe fatto un saggio. Per semplice intuizione questo curatore trattava i casi di frattura di tibia trasversale e nette, non oblique, applicandole una fascia che era la stessa che fabbricava con vari tessuti e corde e facendo camminare immediatamente dall’incidente.
In questo caso, la tibia non stava fratturata ed il perone è un osso ausiliare nell’appoggio. Questo criterio biologico e meccanico mi indicò la necessità di applicare il processo e conseguire la necessaria elasticità nell’articolazione tibio peronea inferiore.
Lo stato attuale di Maradona
In una parola: Maradona presenta oggi la totale mobilità della caviglia, la consolidazione della frattura del perone. Non presenta nessuna complicazione clinica (edema residuale che sono tanto comuni, rigidità dei legamenti) rispondendo ai compiti già cominciando in condizioni normali e senza dolori.
Negli sportivi tiene enorme importanza la patologia delle parti molli (legamenti, capsule articolari, tendini, muscoli, nervi, etc..) e, senza sforzo, sono le meno conosciute o le meno chiarite. E in queste percezioni due cose chiamano all’attenzione: un concetto medico che in latino dice restituito integralmente, ossia lasciare all’individuo nelle condizioni che si avevano prima della lesione. Non si cura una radiografia, si cura un membro, un’articolazione, alla luce dell’individuo considerato nella sua totalità. E la restante è la iatrogenia, che è il danno che crea il medico all’infermo per un errore diagnostico o terapeutico. Per esempio, è molto comune che un giocatore infiltrato per molto tempo si altera tutta la coordinazione nervo muscolare della camminata ed allora zoppica per mesi ed anni. Si dice allora che stampella e questo è perché la larga fascia di gesso gli lasciò la gamba come chorro e soda, come si è soliti dire in ambiente calcistico.
Nel caso concreto di Maradona la mia preoccupazione fu di porre i meccanismi di neuro coordinazione della camminata. Per questo fa lavori con la palla, alternando la normale ed una più leggera di plastica, per facilitare i movimenti laterali. Con questo sto difendendo la requisitoria delle precisazioni tecniche.
Nella chirurgia ortopedica, gli interventi chirurgici, quelli che chiamo la falegnameria della medicina è una cosa relativamente semplice, sentita, però nella cosa che ho da curare , devo rispettare le reazioni biologiche. Un’operazione può essere un’opera d’arte però senza un concetto moderno di riabilitazione corre il rischio di fracassarsi. In cambio un’operazione normale, sentita più o meno bene con un processo corretto di riabilitazione sempre terminerà bene.
In quanto al caso Maradona voglio separare il criterio accertato del dottor Gonzalez Adrio all’insistere davanti ai suoi colleghi e obbligarli a che non si passasse alla via chirurgica.
In questo momento Maradona realizza tutti i giorni due sessioni di allenamento che tengono per obiettivo continuare con la riabilitazione della parte offesa , riconquistare la forza muscolare del suo piede sinistro e prepararsi fisicamente e tecnicamente per il suo ritorno, in forma individuale e collettiva.
A questi allenamenti giornalieri gli aggiungiamo tre sessioni extra (lunedì, mercoledì e venerdì) di ginnastica per potenziare i suoi gruppi muscolari.
Con questo trattamento Maradona sarà in grado di giocare a calcio a metà del mese di gennaio. E lo farà perché tanto lui quanto quelli che gli girano attorno lo hanno incaricato della massima responsabilità, a partire da un principio, dell’obbligo del recupero. Non osò più del minimo e i risultati, felicemente, già stanno alla vista.
La miracolosa guarigione di Maradona
La consolidazione della frattura, è dire la riparazione ossea, l’ottenimento del callo endostico che si forma dentro (il quale salda, no il periostio o fuori) , si ottenne precocemente. Stanno, per comprovarlo, le immagini radiografiche fatte nella seconda e terza settimana dopo la lesione.
D’accordo con i canoni classici della traumatologia e dei periodi previsti di immobilizzazione e di non appoggio, i colleghi spagnoli speravano di ottenere questa riparazione ossea dopo sei settimane. Pertanto, li sorprese osservare nella placca radiologica l’evidente ed effettiva consolidazione nella terza settimana. Per il percorso scelto e con i risultati alla vista già possiamo stare ampiamente soddisfatti. Al contrario, se si saranno seguiti i canoni classici, Maradona solo alla fine del prossimo mese di marzo potrà stare in condizione di giocare perché le previsioni erano di sette settimane di gesso, cominciare l’appoggio del piede già dopo questo periodo e pertanto, a partire da allora, lavorare nella riabilitazione.
Studiando il caso con il collega spagnolo Gonzalez Adrio, gli proposi un totale cambio di piani esponendogli in ciascuna opinione i fondamenti scientifici tecnici rispettivi. Gonzalez Adrio lo fece accettando con molti timori e quando nella terza settimana comprovò i risultati si identificò pienamente con la mia condotta.
Meno gesso e appoggio precoce
Proposi di ridurre il gesso da due a tre settimane prima; proteggere la caviglia da li in avanti con un bendaggio ed iniziare già, in questo momento, l’appoggio graduale aiutato con bastoni canadesi (stampelle). Durante la quarta settimana, Maradona lasciò le stampelle, camminò normalmente, e il 30 ottobre scorso scese le scale di casa sua per festeggiare il suo compleanno. Già camminava senza stampelle dal giorno anteriore. La diminuzione del periodo di fesso evitò ipotrofia (atrofia muscolare) tremendamente negativa per uno sportivo e le più comuni rigidità articolari, soprattutto nei legamenti, così come anche nella capsula articolare.
Ho un’altra verità: un Maradona con dieci o quindici gradi meno di flessione nella sua caviglia sinistra o con limitazioni nei movimenti di lateralità avrebbe sofferto una diminuzione nelle sue possibilità tecniche nel maneggiare la palla, che sono le cose che lo caratterizzano e differenziano dagli altri calciatori.
D’altra parte, i larghi periodi di gesso compromettono la riparazione ossea. Nella caviglia, specialmente, possono apparire complicazioni che si inquadrano dentro del capitolo del mal di Sudek, ampiamente conosciuto dai colleghi medici. Al tempo stesso si evitò un altro problema: che la fascia tibio peronea , che si forma al ripararsi del legamento tibio peroneo inferiore trasversale che unisce il perone alla tibia, si convertisse in una molto rigida impedendo, per eccesso di riparazione, il normale gioco dell’astragalo, che è l’osso della caviglia. La calcificazione si ottenne semplicemente, grazie all’appoggio precoce, che è una norma molto conosciuta e a volte dimenticata. Usando l’appoggio precoce in certi tipi di fratture, dove le forze sono longitudinali all’osso, si evitano i movimenti di lateralizzazione e si ottiene un bel callo. I medici nordamericani impiegarono questo sistema durante la guerra del Vietnam per recuperare i soldati e dopo pubblicarono un completo e positivo informativo medico riguardo il tema. E quello che fecero i medici americani nella decade degli anni sessanta, lo fece, agli inizi del secolo, quando io ancora non ero nato, Anguleta, un guaritore del mio paese santefesino di San Justo. Dall’aver studiato medicina, Anguleta, avrebbe fatto un saggio. Per semplice intuizione questo curatore trattava i casi di frattura di tibia trasversale e nette, non oblique, applicandole una fascia che era la stessa che fabbricava con vari tessuti e corde e facendo camminare immediatamente dall’incidente.
In questo caso, la tibia non stava fratturata ed il perone è un osso ausiliare nell’appoggio. Questo criterio biologico e meccanico mi indicò la necessità di applicare il processo e conseguire la necessaria elasticità nell’articolazione tibio peronea inferiore.
Lo stato attuale di Maradona
In una parola: Maradona presenta oggi la totale mobilità della caviglia, la consolidazione della frattura del perone. Non presenta nessuna complicazione clinica (edema residuale che sono tanto comuni, rigidità dei legamenti) rispondendo ai compiti già cominciando in condizioni normali e senza dolori.
Negli sportivi tiene enorme importanza la patologia delle parti molli (legamenti, capsule articolari, tendini, muscoli, nervi, etc..) e, senza sforzo, sono le meno conosciute o le meno chiarite. E in queste percezioni due cose chiamano all’attenzione: un concetto medico che in latino dice restituito integralmente, ossia lasciare all’individuo nelle condizioni che si avevano prima della lesione. Non si cura una radiografia, si cura un membro, un’articolazione, alla luce dell’individuo considerato nella sua totalità. E la restante è la iatrogenia, che è il danno che crea il medico all’infermo per un errore diagnostico o terapeutico. Per esempio, è molto comune che un giocatore infiltrato per molto tempo si altera tutta la coordinazione nervo muscolare della camminata ed allora zoppica per mesi ed anni. Si dice allora che stampella e questo è perché la larga fascia di gesso gli lasciò la gamba come chorro e soda, come si è soliti dire in ambiente calcistico.
Nel caso concreto di Maradona la mia preoccupazione fu di porre i meccanismi di neuro coordinazione della camminata. Per questo fa lavori con la palla, alternando la normale ed una più leggera di plastica, per facilitare i movimenti laterali. Con questo sto difendendo la requisitoria delle precisazioni tecniche.
Nella chirurgia ortopedica, gli interventi chirurgici, quelli che chiamo la falegnameria della medicina è una cosa relativamente semplice, sentita, però nella cosa che ho da curare , devo rispettare le reazioni biologiche. Un’operazione può essere un’opera d’arte però senza un concetto moderno di riabilitazione corre il rischio di fracassarsi. In cambio un’operazione normale, sentita più o meno bene con un processo corretto di riabilitazione sempre terminerà bene.
In quanto al caso Maradona voglio separare il criterio accertato del dottor Gonzalez Adrio all’insistere davanti ai suoi colleghi e obbligarli a che non si passasse alla via chirurgica.
In questo momento Maradona realizza tutti i giorni due sessioni di allenamento che tengono per obiettivo continuare con la riabilitazione della parte offesa , riconquistare la forza muscolare del suo piede sinistro e prepararsi fisicamente e tecnicamente per il suo ritorno, in forma individuale e collettiva.
A questi allenamenti giornalieri gli aggiungiamo tre sessioni extra (lunedì, mercoledì e venerdì) di ginnastica per potenziare i suoi gruppi muscolari.
Con questo trattamento Maradona sarà in grado di giocare a calcio a metà del mese di gennaio. E lo farà perché tanto lui quanto quelli che gli girano attorno lo hanno incaricato della massima responsabilità, a partire da un principio, dell’obbligo del recupero. Non osò più del minimo e i risultati, felicemente, già stanno alla vista.
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