Il corpo tecnico ai Mondiali 78


Grondona e la AFA


Tratto da El Grafico del 15.04.1980

Preparazione ai Mondiali 78



Trato da Gente del 23.03.1978 rivista argentina

Vignetta simpatica



Da Humor rivista umoristica argentina

Articolo



Tratto da Goles del 16.09.1975

Ricordi del Mundial 78


Lo chiamano il Manosanta

Lo chiamano il Manosanta

Molto si è detto e si dirà riguardo alla medicina sportiva. Lamentarsi, lamentarsi grandemente, che sempre si parli e molte poche volte nel nostro paese, se la dimensione come realmente si fa mancare.
Per questo conversare con il dottor Ruben Dario Oliva (51 anni, nato in San Justo, Santa Fè), medico argentino, che sta realizzando in Milano, Italia, molto di quello che ha fatto in Argentina, vale la pena.
Chi va in Europa e torna dicendo che i calciatori di là superano i nostri perché sono atleti, mente. L’atleta ed il calciatore tengono molto poco a vedere con quello. Per arrivare ad essere calciatori non c’è bisogno di un atleta, se non di un individuo sano, con condizioni naturali per giocare per giocare al calcio. Psicologicamente, lo sport non va all’uomo, per temperamento, per affinità. La grande differenza con gli europei si radicano quello che, allo sportivo e al non sportivo, lo si guida con attenzione da bambino…e qui lo Stato prende contatto per la prima volta con l’individuo nelle visite per il servizio militare. Per questo in Europa si pagano milioni di lire per il trasferimento di bambini. Il Varese, per esempio, club ne quale ho lavorato come medico, compra i bambini dell’oratorio di 10 anni per 10 milioni di lire, 300 milioni di pesetas in moneta nazionale, per formare i suoi vivai. Questi tengono la sicurezza che il bambino sia sano, forte, pronto. Nel nostro paese, in cambio, il calciatore di divisione inferiore vive e si alimenta con panini al prosciutto e formaggio e pizza..e vive in pensioncine.
Nel ministero della salute pubblica devono dormire varie miei progetti da quando partecipai nell’elaborazione della legge dello sport. In Republiquetas, in calle Republiquetas, lasciarono i cimeli dell’istituto di medicina dello sport, ed io, da Milano, sogno che questo prosegua lentamente. In questo istituto dovrà entrare la totalità delle nostre necessità: lo sport popolare ricreativo che qui praticamente s’ignora; l’amatore organizzato e il professionista organizzato, prima il calcio. In Italia, lo sport di massa, popolare e ricreativo è una cosa seria, controllata, organizzata.. un esempio: la maratona, una competizione di corsa, promuove l’intervento di migliaia di persone, fra gli sportivi totali, non frequenti, e portieri, impiegati, medici e commercianti, che si preparano specialmente.
L’istituto di medicina dello sport, tenderà a diventare un centro d’investigazione serio, con vicinanza alla realtà nazionale. Da 15 anni tuttavia, andavamo con il test di Howard . salire e scendere da una panchina, e lavoravamo con tavole di efficienza medica tratte dagli Stati Uniti nel 1939, dico 1939!! Non c’era nessuna applicazione reale alla vita dei nostri bambini di Catamarca o della Terra de Fuoco, per citare poli opposti. È che c’è bisogno di preparatori fisici che , sebbene di fama conosciuta, tengano verità di estrazione calcistica e conoscono il tema a fondo, per applicare concetti positivi… a quelli che ne hanno bisogno. Ricordo che in un’occasione, Ernesto Duchini parlò dei riflessi e del giocatore che sa vincere questo decimo di secondo sapendo che va la palla prima di riceverla. È che Duchini, senza essere medico, né kinesiologo, né preparatore fisico, diede una lezione di neurofisiologia applicata, dove i riflessi s’incontrano molto bene appoggiati e i benefici stanno alla vista.
Il mio non è un capriccio. È il frutto di tutta la mia esperienza. È la realtà che vivo in Milano, e in qualche altra città dell’Europa che visito. È l’esperienza vissuta che mi trasmettono i pazienti, sportivi pazienti, calciatori nella gran parte, che vivono in città fuori dall’Italia. Per questo chiedo per la mia Argentina un Istituto di Medicina dello Sport. È cosa improrogabile. Lo tengono tutti i paesi organizzati nello sport. Però attenzione, che questo istituto non è sinonimo di un centro assistenziale per aspettare giocatori infortunati. La concezione della medicina sportiva deve essere 70% orientativa e 30% assistenziale. Inoltre chiedo che il mio paese tenga medici sportivi, che ricevano non meno di 5 anni di studio e che tengano solide conoscenze di patologia e fisiologia, è dire, medicina propriamente detta, no opportunismo, turismo ed improvvisazione , per accompagnare le squadre e presto le selezioni. Non si deve dimenticare che in medicina dello sport, entro tutta la gamma di problemi medici, per quanto si studia l’uomo in azione. Non si deve dimenticare il nostro Mundial 78. Aspettai molto per parlare con il dottor Oliva, di passaggio a Buenos Aires per condividere con una delle sue figlie l’arrivo di due gemelli. Ci lasciò il sapore amaro che noi lasciamo tutti gli specialisti argentini che emigrano perché nella nostra benedetta Argentina non ci sono luoghi ne apparenti possibilità di lasciare tutto ciò che sanno. Ci lascia per raccontare altro.
Il dottor Oliva ebbe una borsa di studio nel 1968 da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per perfezionarsi in Italia; prese i titoli di dottore in Medicina e Chirurgia (convalidato prima nell’Università di Milano), di specialista in medicina dello sport e di specialista in ortopedia e traumatologia, diede lezioni per laureati nell’istituto di medicina dello sport e nella scuola di medicina dello sport in Milano; realizza la sua carriera professionale nella clinica ortopedica del medesimo istituto, dove arrivano calciatori della gran parte delle squadre d’Italia, alcuni dei quali, è vero, fanno a volte 120 km, come quelli di Reggio Calabria, per consultarlo. Il suo recupero più famoso in tutta Europa, lo fece nei confronti di Domenghini, un ex internazionale scartato per il calcio, per una tendinopatia per tutti incurabile. Visitando il dottor Oliva, Domenghini, il cavallo matto del calcio italiano, non solo gioca con i suoi 34 anni ancora, sennonché è stato contrattato, niente di meno, che dall’Inter… Lo chiamano il “Manosanta”.
Da Goles del 14.09.1976

Oliva arriva oggi a Barcellona



Da Sport del 5.11.1983

Oliva arriva oggi a Barcellona

Il traumatologo argentino installatosi in Milano, Ruben Oliva, amico e medico personale di Diego Armando Maradona, arriva oggi a Barcellona per visitare l’astro blaugrana. Il motivo di questa visita obbedisce all’interesse del dottor Oliva e del giocatore infortunato in quel che segue il processo di riabilitazione. Processo programmato e studiato per il giocatore argentino con quello che evidenzia la discrepanza e l’intromissione, senza entrare nel sapere se corretta o meno, con il servizio medico del Barcellona, che sono quelli che si assumessero il rischio prima di tutto dell’intervento.
Il dottor Oliva, in Italia, commentò alcuni temi circa la lesione di Maradona con colleghi italiani e spiegò perché viaggiava e trattava personalmente Diego quando egli tiene i migliori traumatologi dello stato spagnolo : sono un professionista responsabile e conoscitore dei mali che colpiscono Diego, incluso l’ultima lesione.
Interrogato circa la veridicità che il suo sistema cambia molto rispetto a quello dei traumatologi spagnoli, assicura: si, ci sono alcuni tipi di differenza. Io sempre ho praticato i miei metodi più avanzati di cura in movimento. Come voi sapete, si sa che Diego appoggia il piede al suolo e che incluso ha sviluppato capacità di andare senza appoggio con le stampelle. Questo miracolo non è tale per Oliva, che fa un sommario riassunto dello stato attuale del giocatore: Diego va per una buona strada. Seguendo questo trattamento si recupererà presto.
Va oltre il dottor Oliva con le sue dichiarazioni ed incluso insiste in questa chiacchiera che sottolinea ad un ritorno sul campo di gioco di Maradona per il mese di dicembre. Insisto, sono convinto che Maradona tornerà nel mese di dicembre.
Salta alla vista che qui qualcuno si sbaglia: o i medici del Barcellona o il dottor Oliva. Il tempo darà o toglierà ragione. L’importante non è che questo o quello abbia ragione. La cosa vitale è che Diego recuperi il suo piede sinistro per la delizia di quelli che lo ammirarono e che questa fortuna non cada in mani di nessuno.
Sia come sia, quello che manca in questi momenti è che nel riassunto della lesione di Maradona regna la pace e che i medici, tutti quelli che stanno intorno all’argentino, unifichino criteri e stabiliscano il tempo che più convenga per il totale recupero di Maradona, alla fine di quelli che sostengano differenti posture non tengano che rettificare bene per eccesso o difetto.

Inter, in fatto di diagnosi sei un vero....Fenomeno


Da La Padania del 14.04.2000 di Alberto Ballarin

Panchina del Rosario Central


Hola Diego!



























Hola Diego!!

Tornò il giovedì 10 all’aeroporto internazionale di Ezeiza, con un ampio sorriso e con l’inoccultabile felicità di sapersi nuovamente nella sua culla. La lesione della sua caviglia sinistra già non lo fa più dipendere dalle stampelle per camminare, e da poco il timore iniziale di trasformarlo non più che nel ricordo di un cattivo momento. Vicino alle cose che chiede, delle sue radici, Diego Armando Maradona è venuto in Argentina a riposare. Semplicemente a respirare un’altra volta l’aria del suo quartiere, a ripercorrere le strade della sua infanzia, a nutrirsi della saggezza inimitabile della sua terra. Lasciò frasi, parole, confessioni che aiutano a comprendere questo momento della sua carriera e della sua vita..
Viene per riposare, soprattutto. Dal punto di vista spirituale, questi giorni in Argentina mi vanno ad aiutare molto, perché circondato dai miei amici e dalla mia famiglia, si va a fare più leggero il recupero. Inoltre, mi piacerebbe incontrami con il dottor Alfonsin, sono realmente contento per il cambio in democrazia del nostro paese.
Non voglio continuare a parlare della violenza del calcio in Spagna, già dissi abbastanza. Si permettono falli senza senso, e tutti i rivali mi colpiscono i piedi. M’immaginavo che le cose non fossero di colore rosa, però a volte uno si stanca di pensare che lo colpiscano tanto quanto di pensare nel giocare.
Con la mia lesione vissi momenti che mai prima avevo passato. Entrare in una sala chirurgica, per esempio. Mai ero stato in una situazione così, solamente una volta, quando ero bambino, mi avevano tenuto per bendarmi, però poi mai più. Per questo che mi rifugiai molto in Dio. Pregai, pregai con tutte le mie forze in un momento tanto difficile. E Dio mi aiutò.
Il recupero va molto più rapido di quello che i medici speravano. Se fosse per me, ritorno al 30 di novembre, però devo vedere quello che decidono loro. Sono 15 giorni che cammino, tutto funziona. Se gli porto rancore a Goicoechea per la lesione che mi provocò? No, non tengo rancore, però non ho dubbi che aveva l’intenzione di ferirmi. Un giocatore esperto come lui, di quasi cento chili di peso, deve sapere che lanciandosi nel modo che fece, non può che rompermi. Inoltre, la partita stava già definita a favore del Barcellona e il colpo fu a 70 metri dalla porta. Però questo già lo dimenticai, allora aspetto l’opinione dei medici per tornare quanto prima.
E precisamente quest’opinione medica è quella che risultò in contro versione rispetto al trattamento seguito da Diego. I giornali spagnoli fecero eco di un supposto scontro fra il dottor Rafael Gonzalez Adrio, capo del reparto traumatologia del Barcellona, e il dottor Ruben Oliva. La differenza di criteri fra i due ambiti professionali si esprime nel modo seguente: mentre il dottor Gonzalez Adrio indicò a Maradona di non appoggiare il piede in forma totale fino a dopo due mesi dall’intervento, il dottor Oliva lo autorizzò a farlo dal 30 di ottobre, giorno nel quale Diego compiva 23 anni, e quando erano solo passate cinque settimane dall’incidente.
Non c’è scontro con Oliva, specifica il dottor Gonzalez Adrio. Solo che io non condivido la sua opinione. In tutti i casi, quello che c’è stata è una discussione medica. Le mie indicazioni erano che Diego camminasse con stampelle, e appoggiando il piede il meno possibile durante le prime sei settimane. E che solo recentemente dopo che fossero passati due mesi di appoggiare il piede completamente, è dire, che camminasse in forma normale. Penso che è un rischio non necessario modificare la cosa, può per più che acceleri la cosa, è difficile che Diego possa stare in un campo prima della metà di febbraio. Le mie raccomandazioni non sono personali sino a che indica la medicina classica per il recupero di lesioni tanto gravi come quella di Diego.
La commissione direttiva del Barcellona non si oppone all’intervento del dottor Oliva. D’altra parte, non ebbi altra opinione. Oliva o niente, dissero Jorge Cyterspiller e Maradona. Il dottor Carlos Bestit, capo dei servizi medici del club, non visita il numero 10 dal giorno dell’operazione, 25 di settembre, per essere contrario alla forma della riabilitazione.
Fino alla fine di dicembre va a poter ricominciare il lavoro sul campo, assicura il dottor Oliva. Il suo ritorno alle competizioni va a dipendere dall’evoluzione successiva. Noi non stiamo pressando nel farlo camminare, perché questo per Diego tiene un enorme vantaggio dal punto di vista psicologico. Tuttavia, già abbiamo guadagnato tre settimane rispetto al piano iniziale di riabilitazione, che oscillava fra le quattro e i sei mesi per tornare a giocare.
Rispetto alle diverse opinioni, e dei pronostici, Diego Armando Maradona sta nuovamente fra noi. Alimentandosi di affetti nella terra che lo lanciò sopra la vetta del mondo.